26 OTTOBRE 2008

Non è facile ricomporre il mosaico di una mattinata così travagliata e intensa.

La notte ha già annunciato il grigiore pluviale del giorno a venire, mentre il canto modulato dei muezzin, intorno alle cinque, ha dato anzitempo una scossa ai nostri atleti. L’appuntamento, a colazione, è ancora incerto: si capisce bene che la situazione non potrà mutare, e allora ci consoliamo con le tante cibarie (ottime, caffè escluso). Basterebbe la rinuncia di qualcuno per creare uno smottamento, una drastica riduzione dei nostri partecipanti alla Maratona Eurasia (42,195 Km per pochi eletti, 15 Km per la stragrande maggioranza), ma l’andatura procede: foto ufficiale con striscione nella hall dell’albergo (Mario si è alzato apposta per il servizio), uscita (a tuffo) nella pioggia incessante e veloce entrata (gratuita) nella recinzione della linea tranviaria.

Il gruppo si compatta: si sentono incoraggiamenti e sfottò, partono i primi cori inneggianti all’Astra e al (sottoscritto) presidente. Siamo ancora assonnati, un po’ contrariati ma ormai risoluti a partire per una gara avventurosa dall’Asia all’Europa. Pelliccia è indeciso, dispone di due pettorali (uno è di Pieroni) e quindi può scegliere tra la Maratona (preparata a lungo) e la 15 Km: opterà per la seconda. L’arrivo del convoglio tranviario è già una conquista …‘O SOLE MIO … VOLARE OH OH … (Much energy! Commenta un giovane turco, sorpreso da tanto risveglio). Nel piazzale antistante Santa Sofia procediamo all’assalto di un bus che possa accoglierci tutti (19 M + 9 F). Stipati nel mezzo, mentre fiumi di pioggia scorrono inesorabili, siamo ancora più allegri e propensi ai cori … FACCE ‘N SORRISO, PALERMI FACCE ‘N SORRISO … il nostro maratoneta non si scompone. Attraversata la città europea e il ponte sul Bosforo, si avvicina ormai il momento della partenza, e Davide inizia a togliersi alcuni indumenti … ALZA LA COSCIA, DAVIDE ALZA LA COSCIA … lo spogliarello di Roberto Zenca, quasi integrale, è sottolineato con grandi waw! dal pubblico femminile e maschile. Dopo una prima coraggiosa uscita di pochi temerari, subito pentiti, l’autista tenta un avvicinamento alla duplice corsia della partenza, ma non c’è traccia di riparo. Rinviata l’uscita fino all’ultimo quarto d’ora, siamo definitivamente costretti a riversarci nel turbinio della pioggia. Il riscaldamento ora diventa necessario, insieme alla ricerca di un posto dove orinare (o qualcosa in più), sempre comunque sotto l’acqua scrosciante. Finalmente la partenza scioglie ogni attesa ...

Alcuni di noi si raggruppano, altri affrontano l’impresa in solitario impegno. Marco Sollevanti documenta, con numerosi scatti fotografici, l’evento. Riattraversato il Bosforo sul ponte sospeso (metà in salita, metà in discesa), ci attende un supplemento di salita e una lunga discesa, fino allo stadio di Beşiktas. E’ in questo primo tratto che incontro e supero le donne dell’Astra: Anna, Silvana, Monica, Matilde, Lidia … Scorrono i kilometri, anzi i kilometri non si vedono per niente: quello che scorre è un fluire continuo di acqua, sopra di noi e sotto di noi, dove si formano continuamente larghi rivoli, a volte evitabili, a volte no. E’ segnalato solo il Km 5 (ove termina la corsa non competitiva), il Km 7,5 (un foglio extra-strong con copertina di plastica) e il Km 10, dopo il ponte di Galata. E’ qui che incrocio Raimondo, avviato al tratto conclusivo, e gli urlo un incitamento. Poi scorgo il presidente dell’Albatros (oggi solo supporter dei suoi) e gli urlo un rimprovero. Finalmente la strada procede nella direzione di Sultanahmet, mentre intravedo i keniani già oltre la metà della maratona. Il tratto conclusivo mi esalta, un po’ troppo: superato il giardino del Topkapi, devo riprendere fiato al passo. Ma l’arrivo è ormai vicino: una soddisfazione impagabile che sfogo lanciando il berretto alla folla, mentre un folto gruppo di sostenitori Astra, animato da Milena, incita ed esalta l’esito dell’impresa. Quello che sgomenta è l’imprevista mancanza dei bus con i nostri bagagli. Ci ripariamo alla meglio (con l’impermeabilino fornitoci all’arrivo) sotto la tettoia di un edificio storico. Finalmente una macchina della Polizia avvisa con megafono (così ci sembra di capire) l’arrivo dei nostri bus. Il gruppo si ricompone … e ognuno ha qualcosa da raccontare.

Giuseppe Giampaoli

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